domenica 19 luglio 2015

Recensione "Storia di una ladra di libri" di Markus Zusak

Buongiorno a tutti! Sì, so benissimo che sto parlando da sola, ma mi piace illudermi. Oggi vi parlerò di "Storia di una ladra di libri", un libro che è rimasto ad impolverarsi nella mia libreria per quasi un anno aspettando che io fossi dell'umore adatto per leggerlo. Quando si parla di libri storici devo rigorosamente essere in vacanza, serena e pronta ad addormentarmi nel cuscino bagnato di lacrime.
Voto: 4.5/5
Editore: Sperling & Kupfer
Prezzo: 16,90

Pagine: 576

Sinossi: 
 Nella Germania della Seconda guerra mondiale, quando ogni cosa è in rovina, una bambina di nove anni, Liesel, inizia la sua carriera di ladra. All'inizio è la fame a spingerla, e il suo bottino consiste in qualche mela, ma poi il vero, prezioso oggetto dei suoi furti sono i libri. Perché rubarli significa salvarli, e soprattutto salvare se stessa. Liesel infatti sta fuggendo dalle rovine della sua casa e della sua famiglia, accompagnata dal fratellino più piccolo e diretta al paese vicino a Monaco dove l'aspetta la famiglia che li ha adottati. Nell'inverno gelido e bianco di neve, il bambino non ce la fa, ed è proprio vicino alla sua tomba che lei trova il primo libro. Il secondo, invece, lo salva dal fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti. Col passare del tempo il numero dei libri cresce e le parole diventano compagne di viaggio, ciascuna testimone di eventi terribili ai quali la bambina sopravvive, protetta da quei suoi immortali, straordinari, amorevoli angeli custodi. 





"Storia di una ladra di libri" è la storia di Liesel Meminger, una bambina tedesca nella Germandia nazista, che dopo aver assistito alla morte del fratellino su un treno che l'avrebbe portata a Molching, vicino Monaco, viene affidata dalla propria madre a una coppia di perfetti sconosciuti: Rosa e Hans Hubermann. Rosa è un burbero donnone specializzato in insulti ("saumensch" e "saukerl" sono i suoi preferiti) e in terribili minestre di piselli, Hans è un imbianchino con un grande amore per la fisarmonica. La particolarità della storia sta nel singolare narratore: la Morte. E' infatti la Morte a narrarci le avventure e i piccoli furti della dolce Liesel, con excursus e "spoiler" su altri personaggi. Ad interrompere la monotonia fatta di sporadici furti di mele o libri e partite a calcio con Rudy Steiner, il migliore amico di Liesel, è l'arrivo di un forestiero al numero 33 di Himmelstrasse: Max Vandenburg. Max è il figlio del soldato che, durante la Prima guerra mondiale, salvò la vita ad Hans Hubermann proponendolo per un piccolo lavoretto mentre gli altri soldati si recavano sul fronte. Da quel giorno la famiglia Hubermann nasconde l'ebreo nella cantina, dove Liesel lo va a trovare giornalmente e impara l'importanza delle parole, la più potente arma a disposizione dell'uomo.

Gennaio dopo Gennaio a scuola mi hanno riproposto minuti di silenzio, film strappa-lacrime e incontri con parenti dei sopravvissuti ai campi di concentramento, così mi ero decisa a stare alla larga dal tema della Seconda guerra mondiale...ma ci sono ricaduta. La tentazione era troppa, le belle recensioni ancora di più! E poi il libro non parla di ebrei, ma di tedeschi che non credono nella causa del loro Führer. Cosa potevo perdere, se non un po' di sanità mentale? Nulla, infatti ho guadagnato. Ho guadagnato un bel cuscino fradicio! Essendo una persona particolarmente emotiva non è raro che io pianga come una disperata durante la lettura di certi libri, e anche questa volta le lacrime non sono mancate. Che dire? Consiglio la lettura di questo libro a tutti, specialmente a chi, come me, è un po' stanco di sentire sempre le stesse cose narrate dalle vittime della guerra.

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